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Finire dentro un vortice e farsene risucchiare, ci sembra una disgrazia, come inciampare su un sasso o ricevere una tegola in testa. Invece è un evento molto quotidiano, non facciamo che incontrare vortici, anche noi siamo vortici. Il vortice allaccia momentaneamente l'uno all'altro flussi che fino a quel momento si ignoravano. Dentro un vortice i flussi si rincorrono, si stringono, si sciolgono. La teoria della complessità ha scoperto nel vortice uno dei comportamenti fondamentali della materia fisica ma il vortice è una struttura energetica che riconosciamo anche nei corpi biologici, nella società e nella vita dello spirito. Per studiare l'articolazione vorticosa dell'esperienza diventa utile ripercorrere con un nuovo sguardo alcune tappe filosofiche, letterarie e artistiche: il binomio volumen-rivoluzione di Sade, la sensazione in Merleau-Ponty, la visione mescalinica di Henri Michaux, gli ideogrammi poetici di Ezra Pound, il cinema zenoniano dei fratelli Safdie. Una corrente fatta di mulinelli attraversa i corpi e le idee, le azioni e le esitazioni, gli slanci e le ricadute, è capace di formare e distruggere mondi, stringere e sciogliere i nodi di cui è fatta l'esperienza.